Spesso, nell’immaginario collettivo, sfuggono le varietà delle situazioni sottese a una menomazione importante, come quella della vista, mentre possono sopravvivere stereotipi e convinzioni legati a schemi ormai superati. È bene quindi fare il punto su quante sono e chi sono, oggi, le persone con disabilità visiva, per cercare di offrire risposte coerenti con i loro bisogni.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo le persone con deficit visivi sono il 4% della popolazione del pianeta (circa 253 milioni). Gli ipovedenti, cioè le persone con un residuo visivo, sono, di esse, la stragrande maggioranza, 217 milioni (3%), mentre i ciechi assoluti si attesterebbero attorno ai 36 milioni (0,5%).
Naturalmente, la situazione fra i paesi in via di sviluppo e le nazioni più evolute è molto diversa: mentre nei primi la cecità colpisce ancora in modo endemico le fasce infantili, nei secondi la perdita della vista è legata soprattutto all’invecchiamento e all’incidenza di malattie degenerative in età avanzata. Infatti, i dati europei indicano come quasi il 90% delle persone con disabilità visiva abbia più di 60 anni.
In Italia, si stimano attualmente poco meno di 2 milioni di persone con disabilità visiva, pari a circa il 3% della popolazione. Di essi, 219.174 è cieco assoluto (0,3% della popolazione), mentre 1.383.922 (2,3%) mantiene un residuo visivo.
È però probabile che questi dati siano sottostimati, poiché un recente studio (Great Age Study) ha rivelato che nel nostro paese solo il 5% dei pazienti anziani si rivolge spontaneamente a strutture socio-sanitarie in grado di valutare i disagi derivanti da una riduzione delle capacità sensoriali.
Fonti:
IAP Vision Atlas